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La Madonna Nera, patrona e regina delle genti lucane

«Domani sveglia presto, altrimenti non facciamo in tempo a vedere la processione», oppure «Chissà se c’è qualche scorciatoia per arrivare prima e trovare un parcheggio, non mi voglio perdere la Madonna che arriva nel paese». Non so voi, ma nella mia famiglia questo era il “piano d’attacco” che ogni anno si preparava (diciamocelo, si prepara ancora!) per poter partecipare ai festeggiamenti in onore della Madonna Nera di Viggiano. È un vero e proprio rito, un appuntamento a cui non si può mancare. Sì, perché stiamo parlando della “Patrona e Regina delle genti lucane”, com’è stata proclamata nel dicembre 1965, unica nel suo straordinario potere di unire sotto di sé un intero territorio, ben 131 paesi, mettendo d’accordo tutti, lucani e non, credenti e meno credenti.

L’emozione di veder scendere dal monte di Viggiano la mastodontica scultura della Vergine Maria non ha eguali. Nessuno può rimanere indifferente dinanzi ad un culto tanto profondo quanto antico, che porta migliaia di persone provenienti da ogni zona della Basilicata e dalle regioni vicine a riversarsi nelle strade di Viggiano, ad assistere ad uno vero e proprio spettacolo, in cui la sacra effigie è accompagnata da tanti fedeli che dimostrano la loro devozione camminando scalzi l’intera processione, o realizzando manualmente e portando sul capo le meravigliose cente o cinti, sculture formate da candele. Queste sculture, tenute insieme da nastri, fiori e spighe di grano, assumono la forma di barche, altre volte di torri, castelli e così via e sono meravigliosamente originali. La fantasia e la creatività, unite all’impegno per la loro realizzazione, sono il simbolo della devozione di persone che macinano chilometri per offrire il proprio dono votivo alla Madonna.

Origini del culto, tra storia e leggenda

Le origini del Santuario di Viggiano rappresentano un mistero ancora oggi. Si narra che l’origine del culto mariano vada ricercato nell’antica Grumentum, nella cui cattedrale si custodiva il simulacro della Vergine. Infatti, nell’undicesimo secolo la città di Grumentum era stata più volte saccheggiata dai Saraceni e addirittura rasa al suolo nel 1050. Di conseguenza, i fedeli per poter difendere la statua della Vergine Maria decisero di trasferirla sul monte più alto della Valle, il Monte di Viggiano, a 1725 metri, in modo da renderla irraggiungibile agli invasori che l’avrebbero certamente trafugata. Su ciò che accadde in seguito convivono storia e leggenda: infatti, si pensa che successivamente i sopravvissuti alle razzie dei Saraceni, rifugiatisi a Marsico Nuovo, avessero deciso di recuperare la statua della Madonna Nera e ricondurla nella chiesa del paese una volta ristabilito l’ordine dovuto alla dominazione normanna. La leggenda, invece, vuole che dei pastori avessero assistito ad un piccolo incendio sul monte e che questo li avesse attratti proprio nel luogo in cui era emerso il simulacro. Un vero e proprio miracolo se si pensa che la statua non aveva subito alcun danno ed era stata, quindi, trasportata nella chiesa di Viggiano. Ma la leggenda non finisce qui. Si pensa che una volta giunta nel paese, la statua di Maria sia sparita e sia stata ritrovata proprio sul monte dove era rimasta per quasi un secolo. Da qui sembrerebbe sia nata la tradizione della doppia processione che consente alla sacra effigie di trascorrere una parte dell’anno sul Sacro monte ed un’altra nel paese. Così, a partire dal sedicesimo secolo, la prima domenica di maggio si accompagna il simulacro della Madonna alla vetta del Monte, dove fu realizzata una cappella, e la prima domenica di settembre si compie il percorso inverso, lasciando la statua nel Santuario mariano per tutto l’inverno.

Madonna Nera

La Madonna Nera di Viggiano

Il mistero che avvolge il culto mariano di Viggiano riguarda anche la meravigliosa scultura, una struttura lignea che rappresenta la Vergine Maria, seduta su un trono insieme al figlio Gesù. Ciò che più affascina è il colore della sua pelle, il quale le ha donato l’appellativo di “Madonna Nera”. Si pensa, infatti, che questa raffigurazione richiami un’immagine bizantina e che fosse opera di artisti locali del nono o decimo secolo dopo Cristo. Di sicuro non si tratta di un’importazione greca, in quanto non avvezzi alla lavorazione del legno, tradizione che, invece, era molto praticata in questa area.  La bellezza di questa scultura lascia senza parole : secondo varie analisi, presenta dei lineamenti tipici delle donne orientali ma lo stile con il quale si delinea la sua espressività ricorda molto di più il mondo occidentale. Questo sembrerebbe essere un fantastico tentativo di unire due culture apparentemente lontane e diverse, ma che sono indissolubilmente unite proprio dal culto mariano. Durante la dominazione spagnola, nel corso del diciassettesimo secolo, la statua subì ulteriori cambiamenti rappresentando la Madonna che tiene sulle ginocchia il Bambino. Gli spagnoli, in questo modo, potevano ricordare il culto della Madonna di Monserrat, da loro venerata, molto simile a quella di Viggiano. In seguito, si aggiunse anche il dettaglio del rivestimento in oro zecchino che la rendono ancor più somigliante alla Vergine spagnola e, senza dubbio, ancor più affascinante, trasformandola nella scultura che conosciamo oggigiorno.

Il pellegrinaggio

Il culto della Madonna Nera si è radicato nei secoli nella popolazione lucana e non solo, richiamando ogni anno migliaia di fedeli al suo cospetto. Come anticipato, la tradizione mariana prevede un doppio pellegrinaggio, la prima domenica di maggio con la cosiddetta apertura dei monti, e la prima domenica di settembre, una vera e propria festa in onore della Vergine. Il pellegrinaggio inizia la notte del sabato, quando i fedeli salgono alla chiesetta sul Monte per salutare la Madonna e ripetere i tre giri rituali intorno al Santuario. A questo segue la veglia sino all’alba tra canti, musica e preghiere. La mattina della domenica, si inizia il percorso verso la Chiesa Madre di Viggiano. La processione, lunga ben dodici chilometri, avviene grazie all’immane sforzo fisico dei portatori, che si contendono il peso della statua e la difficoltà di una discesa particolarmente ripida. Questo percorso si compone di molti “poggi”, dove l’effigie viene riposta per qualche istante per offrire ristoro ai portatori. La particolarità di questo culto è legata a vari elementi che lo compongono: ad esempio, alcuni devoti decidono di realizzare il percorso a piedi scalzi, dedicando il proprio sacrificio alla Madonna, altri si offrono di portare pesanti stendardi o i cinti o cente posti sul capo, ed è ricorrente che si tocchi l’urna della Madonna con rami o fiori raccolti nel bosco. Il tutto accompagnato dalla musica che non può mancare mai e che scorre nelle vene e nelle tradizioni viggianesi.

Tanto ci sarebbe ancora da dire sulla Madonna Nera di Viggiano e tante le cose che non si possono spiegare attraverso una tastiera, un solo suggerimento: visitate il Santuario e, quando sarà possibile, partecipate alla festività in suo onore, che siate credenti o meno, è un’esperienza che senza dubbio vi sorprenderà ed affascinerà.

Sara D’Agrosa

Amo le parole in ogni loro forma, origine e specie, anche quando mi si rivoltano contro. Sarà per questo che ho studiato Traduzione Specialistica, così da saperle usare anche in altre lingue e poter sfogare la mia maniacalità sulle traduzioni. Adoro l’inglese e lo spagnolo, oltre all’italiano ovviamente, e il nostro può definirsi un affetto stabile da ormai più di dieci anni. Sono tanti gli ambiti in cui ho applicato le mie conoscenze e ho cercato di chiudere il cerchio con un Master in Editoria e Comunicazione, dove ho conosciuto i miei fantastici compagni di viaggio. Al momento collaboro con il Mattino di Puglia e Basilicata, attraverso il quale ho ritrovato il mio interesse per la scrittura. Un modo per riscoprire la mia regione dopo qualche anno di assenza, apprezzarla e raccontarla. Sono logorroica… si era capito?